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Da luglio defibrillatori in tutti gli impianti sportivi. La norma

Sanità pubblica Redazione DottNet | 26/06/2017 22:09

Lorenzin firma decreto; in mancanza non si potranno svolgere attività

L'obiettivo è evitare tragiche morti come quella, in campo nel 2012, del calciatore del Livorno Piermario Morosini. Per questo, dal primo luglio, scatterà l'obbligo della presenza di defibrillatori in tutti gli impianti sportivi, anche quelli dilettantistici (clicca qui per scaricare il decreto). L'annuncio arriva via tweet da parte del ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che ha reso noto di aver firmato il decreto in merito di concerto con il titolare dello Sport Luca Lotti.

Le norme sono stringenti: in mancanza del defibrillatore sarà infatti impossibile svolgere attività sportive. L'obbligo per le società e le associazioni dilettantistiche di dotarsi di un defibrillatore all'interno dell'impianto sportivo in cui svolgono le proprie attività è "un modo di rendere più sicuri e tutelati - afferma Lotti in un post su Facebook - i tanti momenti di agonismo e di esercizio fisico che si praticano ogni giorno nel nostro ricchissimo mondo dello sport non professionistico. Troppo spesso funestato da tragedie evitabili grazie alla presenza di uno strumento tecnologico che può salvare la vita.

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Non sono pochi gli atleti che per tanti motivi si possono trovare in una condizione di emergenza mentre fanno sport". Tornano alla mente, sottolinea il ministro, "tante storie di giovani sportivi scomparsi che avrebbero potuto essere messi in salvo grazie a un defibrillatore. Ci siamo detti che avremmo dovuto fare di tutto perché non accadesse di nuovo. Abbiamo mantenuto quella promessa".

Il decreto prevede, in particolare, che nelle società sportive dilettantistiche sia presente una persona debitamente formata all'uso del defibrillatore durante le gare inserite nei calendari delle Federazioni sportive nazionali e spetta alle stesse associazioni e società accertare, prima dell'inizio delle gare, la presenza del defibrillatore all'interno dell'impianto sportivo e la sua regolare manutenzione, nonché la presenza della persona debitamente formata. Escluse dall'ambito di applicazione del decreto le attività sportive a "ridotto impegno cardiocircolatorio", come tiro, vela, golf o bowling, nonché le attività sportive svolte al di fuori degli impianti sportivi.

Mentre per le società sportive professionistiche l'obbligo dei defibrillatori è diventato immediatamente operativo con l'adozione del decreto ministeriale Balduzzi del 2013, per le società sportive dilettantistiche tale obbligo entrerà in vigore il 1 luglio dopo essere stato già più volte differito da precedenti decreti ministeriali. Con questo decreto, il ministero ha dunque ritenuto necessario integrare le linee guida del decreto del 2013 per meglio definire le modalità di assolvimento degli obblighi di dotazione ed impiego dei defibrillatori. In Italia, i casi di morte cardiaca improvvisa sono circa 50mila l'anno, 1.200 al giorno. Tra questi si contano anche, secondo recenti stime, circa 1.000 giovani con meno di 35 anni e l'80% dei decessi improvvisi è attribuibile alla cardiopatia ischemica. Secondo i cardiologi, dei 50.000 casi italiani l'anno, un quarto potrebbe salvarsi con il defibrillatore: la maggiore efficacia si registra se l'intervento viene somministrato entro 5 minuti dall'evento e ogni minuto che passa la possibilità di sopravvivere si riduce del 10%.

"Finalmente si giunge a questo provvedimento, più volte rinviato. Il giudizio della federazione medici sportivi non può essere che positivo per una normativa più stringente rispetto ai rischi e alle realtà dell'attività indoor e outdoor". Lo afferma il presidente della Federazione italiana medici sportivi (Fims), Maurizio Casasco, in merito al decreto congiunto tra ministero della Salute e quello per lo Sport che introduce l'obbligo per le società e le associazioni dilettantistiche di dotarsi di un defibrillatore all'interno dell'impianto in cui si svolgono attività sportive. "La presenza dei defibrillatori va bene ed è importante - ha aggiunto Casasco, contattato dall'Ansa - ma quel che è ancora più importante è la formazione a 360 gradi, secondo le linee approvate dalla federazione. I rischi cardiopolmonari non sono quelli piu' diffusi e infatti al primo posto in assoluto c'e' la concussione cerebrale, insieme con i vari tipi di altri traumi". La Fmsi ha predisposto il pronto soccorso sportivo defibrillato, (Pssd) che a contempla l'intervento su tutti gli organi. "In realtà il rischio cardiologico è coperto in buona parta attraverso lo screening - ha proseguito Casasco -. Le morti improvvise grazie a questo sistema si sono ridotte moltissimo e l'obbligatorietà del defibrillatore è un ulteriore sicurezza. Basilare davvero è però la formazione e questo decreto, che trova l'accordo dei Ministeri della Salute e dello Sport e l'appoggio della Fims, ne conferma l'importanza".

Una macchina perfetta, che costa mille euro, come un telefonino di lusso ma che e' in grado di salvare la vita: il defibrillatore dovra' arrivare obbligatoriamente a partire da luglio in tutti i luoghi dove si fa sport, anche quelli amatoriali, ma non e' una sorpresa. E' a partire dalla legge Balduzzi del 2012 che si aspetta l'arrivo di questo provvedimento.

A spiegarlo e' Giuliano Altamura, gia' primario di cardiologia all'Ospedale Pertini di Roma e fondatore dell'associazione Insieme per il cuore impegnata da anni proprio per la diffusione della cultura della salute cardiaca e per la realizzazione di progetti che hanno lo scopo di organizzare reti di assistenza e di emergenza cardiache, anche con l'uso diffusione dei defibrillatori. ''L'utilizzo e' estremamente semplice anche se e' buona norma seguire un corso - spiega - perche' assieme all'uso dello strumento vengono insegnate anche le manovre di rianimazione. I corsi si chiamano BLSD, Basic Life Support & Defibrillation, di primo soccorso con l'uso del defibrillatore semiautomatico. In caso di necessita', se ci si trova di fronte ad una persone che potrebbe avere un problema cardiaco, serve avvicinarsi, scuoterlo per vedere se reagisce. In caso contrario si scopre il petto, si applicano le placche e sara' la macchina a verificare se il cuore ha bisogno di una scarica. Sara' ancora la macchina a dire cosa fare: allontanarsi dal paziente e spingere il pulsante. Subito dopo la scarica elettrica sara' ancora il defibrillatore a monitore se il cuore ha ripreso il suo normale battito e a dare indicazioni rianimatorie nell'attesa che arrivi il personale medico''.

In sostanza la macchina e' in grado di mandare il segnale elettrico al cuore per fare in modo che i ventricoli possano pompare bene il sangue nel cuore, invece di fibrillare. Una condizione che porta alla morte o a danni cerebrali gravi se non si interviene velocemente. Ed e' la stessa macchina, con batterie che durano 4 anni, a controllare da sola ogni giorno la sua efficienza. ''Fino ad ora molti defibrillatori - spiega Altamura - sono stati resi disponibili grazie allo sforzo di associazioni, come e' avvenuto nei Tribunali di Roma, o alla Stazione Termini, dove alcune persone sono state salvate cosi'''.

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